Wednesday, April 13, 2011

Trasformazione e controllo

Matrice di trasformazione 3D


Partendo da un elemento semplice e lineare come un regolo si possono ottenere forme che si discostano molto da quella iniziale, forme che danno vita ad una complessità che ha una storia, frutto di piccoli step (quali: somma e sottrazione di elementi, flessione, torsione e rastrema tura) che hanno segnato il suo divenire.

Se in una prima fase le trasformazioni sono state applicate direttamente all’elemento di partenza, successivamente sono state applicate anche ad elementi precedentemente modificati. In questo modo l’elemento di partenza è stato sottoposto ad una trasformazione data dalla composizione di più operazioni.

Si può notare come per queste trasformazioni non valga la proprietà commutativa, ovvero che invertendo l’ordine delle operazione si giunge a risultati differenti.

Le forme ottenute sono state poi arrangiate in una matrice, detta Variation Table, ponendo nella medesima riga le forme ottenute sottoponendo l’elemento di base al medesimo tipo di operazione. La varietà presente all’interno di una stessa riga è dovuta ai differenti modi di applicare un’operazione. La torsione, ad esempio, può essere operata attorno ad assi diversi e con angoli di torsione diversi, originando quindi forme diverse.

Appare evidente come, sottoponendo un elemento semplice ad una successione di operazioni semplici, si possa rapidamente giungere a risultati di grande complessità. Tali forme sarebbero difficilmente ottenibili e concepibili in un processo formale tradizionale. Le forme ottenute dal processo qui utilizzato, essendo originate da una successione ben definita di operazioni, sono invece più facilmente riproducibili e controllabili.

Si può dire che così facendo si sposti la fase progettuale più sulla scelta del processo da utilizzare per creare la forma, sul tipo di operazione atta a crearla, più che sulla forma stessa.

Evidentemente il numero di variazioni possibili è potenzialmente infinito; è quindi necessario che sia il progettista, con la sua sensibilità, a decidere quando fermare il processo e ad operare una selezione fra la miriade di forme ottenute, effettuando una scelta basata su giudizi di tipo estetico o funzionale. Una forma può ad esempio incontrare il gusto estetico di chi la sta creando per la sua stavaganza, per la sua novità o anche per un fatto puramente istintivo, per una “sensazione di bellezza” che essa trasmette a chi la guarda.

Essa però, per quanto bella, può scoprirsi essere inadatta a svolgere una certa funzione: l’oggetto ottenuto in figura, ad esempio, sarà difficilmente il volume di un edificio ma, pensandolo alla giusta scala, esso può essere l’ elemento strutturale verticale di un telaio, o, se più piccolo, una finitura.

Giocando con la scala è quindi possibile creare un oggetto complesso formato da oggetti a loro volta complessi.

Dunque si rivela necessario conoscere i parametri e le leggi che regolano il processo di trasformazione, in modo da poter avere il controllo di ogni sua fase, per poterla fermare ad un certo stadio, farla involvere e farla evolvere.

Nonostante ciò è importante notare come in questa prima fase il processo creativo sia stato puramente astratto e formale, avulso da considerazioni di carattere funzionale. Chiaramente queste ultime entreranno in gioco, ma in una fase successiva del lavoro.

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